Steve Swallow, Adam Nussbaum, Fabrizio Bosso, e una magnifica Chamber Orchestra diretta da Paolo Silvestri nella nuova opera Jazz di Giovanni Mazzarino da cui è tratto anche il Film-Concerto di Gianni Di Capua che documenta il making of del grande progetto musicale.
Tra Europa e America, tradizione e innovazione: i Piani Paralleli di Giovanni Mazzarino
di Maurizio Franco
Sin dal titolo, questa importante produzione discografica di Giovanni Mazzarino, incisa in coincidenza con i suoi cinquant’anni, di cui trenta di attività jazzistica, riflette un insieme di ambiti paralleli tra loro al di fuori da una declinazione puramente legata al rapporto tra strumenti ed ensemble strumentali, che pure anima l’album. Jazz americano e Jazz europeo, tradizione e novità, composizione e improvvisazione diventano altrettanti poli dialettici che viaggiano in parallelo nella musica del pianista e compositore siciliano, che tocca un punto alto della sua produzione, soprattutto il più maturo dal punto di vista della riflessione sulla musica, sulla “sua” musica, che negli ultimi anni lo ha visto produrre dischi in cui hanno trovato compiutezza una serie di percorsi nati nel corso degli anni novanta del secolo scorso.
In primo luogo Songs, del 2013, nel quale il songbook americano viene esplorato in modo esemplare dal punto di vista armonico, melodico e di interplay con il contrabbasso e la batteria. Poi, In Sicilia una Suite, di due anni precedente, che in quartetto viaggia attraverso la Sicilia, nei luoghi del ricordo e dell’attualità attraverso una costruzione melodica che si allontana dal mondo statunitense per avvicinarci a un paesaggio sonoro più italiano, coniugando nelle forme, nelle strutture, la canzone americana e quella nazionale in ciò che possiamo definire (e che soprattutto in Piani paralleli si presenta nella pienezza del suo significato): European Modern Mainstream, a significare la presenza della tradizione, della storia del jazz, in particolare di quello definito “moderno”, la cui estetica viene però arricchita dall’uso di materiali diversi da quelli d’oltreoceano per creare nuove suggestioni, diverse atmosfere espressive.
La stessa maturità di quelle opere la ritroviamo nel modo in cui Mazzarino suona, oggi, il pianoforte: essenziale nel tratto, con gli aspetti ornamentali che si riducono all’osso a favore di un linguaggio controllato in ogni singola nota e raffinato nel tocco, con cui realizza espressivi effetti chiaroscurali grazie a un attento uso delle dinamiche, ponendo il suo strumentiamo al servizio di una indiscutibile sensibilità artistica. Come arrangiatore e compositore, Mazzarino sa scrivere per i suoi musicisti e creare il climax funzionale a ogni composizione, curando la densità sonora, la texture complessiva della musica per evitare omogeneità e dare una precisa definizione a ogni strumento, a ogni singolo suono.
In questo complesso progetto, che si sviluppa anche in una parte filmata in cui è coinvolto un produttore di assoluta eccellenza mondiale quale Fazioli, un tecnico del suono tra i più originali della scena attuale, un formidabile quartetto jazz e un’orchestra d’archi per la quale ha scritto un arrangiatore di statura internazionale come Paolo Silvestri, ci sono tutte le qualità di Mazzarino e la relazione con i due citati album, dei quali Piani paralleli sembra essere la sintesi e, al tempo stesso, lo sviluppo.
C’è infatti l’autore che non rinnega gli standard, ma trova una sua personale identità melodica, l’arrangiatore che affida ad altri la parte degli archi tenendo per se il lavoro sulle dinamiche del quartetto e la costruzione generale della musica, e infine il leader in grado di affidarsi a una eccezionale ritmica con cui collabora da quasi vent’anni e a un fantastico trombettista già più volte al suo fianco in passato, cioè a musicisti capaci di creare interplay e dialogo interno pur rispettando le caratteristiche dei brani, nei quali ci sono anche quell’essenzialità di tratto e quel sapiente utilizzo dei pieni vuoti sonori di cui abbiamo già scritto. Un Mazzarino “al quadrato”, per dirla come Stravinskji.
Nel dettaglio, quello che sorprende maggiormente ascoltando il disco è proprio la cura dei livelli sonori, con gli archi che possono interagire “in parallelo”, quasi contrappuntisticamente, con la musica, oppure sviluppare un descrittivismo nel quale diventano una vera e propria scenografia sonora, così come Fabrizio Bosso cura il sound e la dizione melodica con l’attenzione che è solo dei fuoriclasse, improvvisando senza mai uscire dal tema principale, dall’atmosfera della musica, dalla sintesi di ogni elemento sonoro. Nussbaum e Swallow girano sempre intorno al beat e alla melodia, entrano ed escono dalla trama musicale restando ancorati al ruolo di regia, di timone, assunto dal pianoforte e contribuendo a quel gioco cangiante di colori che è forse l’aspetto più sorprendente della musica.
Introduzioni in piano solo, duetti e trii sempre diversi, gli archi che diventano partner di molteplici situazioni, in una tessitura complessiva costantemente variata, dai molteplici echi, a tratti persino evocativa, perfetta negli equilibri, che disegna un percorso sonoro paragonabile a un viaggio nella memoria, a un racconto ricco di sfumature e di ricordi.
Musica tonale, o tonale-modale, dove la melodia diventa il centro della narrazione e le influenze sono sempre sottotraccia, come il profumo del tango in Miranda, gli echi chopiniani in Notturno, l’uso degli archi come un coro greco e i ritmi afrolatin in Due passi, il recitativo della tromba in Altrove, un brano sfuggente e lirico. La musica per film e l’afflato romantico prevalgono nel brano eponimo, il clima malinconico in Giravento, il mondo latino, ritmicamente articolato, in Vailate, l’ispirazione degli standard in Gambrinus e, infine, c’è il suo capolavoro: Piazza. Questa nuova versione del brano dedicato alla città dove Mazzarino vive (Piazza Armerina) sembra riassumere tutte le articolazioni del disco, compresi la narratività dell’esposizione melodica, a note sgranate, il dialogo con gli archi, quasi in contrappunto, le improvvisazioni controllatissime e sempre in tema. Il disco rappresenta dunque il punto di arrivo di un cammino artistico, ma anche una partenza verso nuovi progetti nei quali le qualità portate oggi a piena maturazione saranno utili nel percorrere altre strade, perché un vero artista si misura dalla sua capacità di sviluppare una costante riflessione sulla propria musica, senza rimpianti o nostalgie verso il passato e con lo sguardo nel presente, convinto che ogni nuova opera, ogni nuovo disco sarà migliore del precedente. Esattamente quello che sta facendo da quasi trent’anni Giovanni Mazzarino.
In primo luogo Songs, del 2013, nel quale il songbook americano viene esplorato in modo esemplare dal punto di vista armonico, melodico e di interplay con il contrabbasso e la batteria. Poi, In Sicilia una Suite, di due anni precedente, che in quartetto viaggia attraverso la Sicilia, nei luoghi del ricordo e dell’attualità attraverso una costruzione melodica che si allontana dal mondo statunitense per avvicinarci a un paesaggio sonoro più italiano, coniugando nelle forme, nelle strutture, la canzone americana e quella nazionale in ciò che possiamo definire (e che soprattutto in Piani paralleli si presenta nella pienezza del suo significato): European Modern Mainstream, a significare la presenza della tradizione, della storia del jazz, in particolare di quello definito “moderno”, la cui estetica viene però arricchita dall’uso di materiali diversi da quelli d’oltreoceano per creare nuove suggestioni, diverse atmosfere espressive.
La stessa maturità di quelle opere la ritroviamo nel modo in cui Mazzarino suona, oggi, il pianoforte: essenziale nel tratto, con gli aspetti ornamentali che si riducono all’osso a favore di un linguaggio controllato in ogni singola nota e raffinato nel tocco, con cui realizza espressivi effetti chiaroscurali grazie a un attento uso delle dinamiche, ponendo il suo strumentiamo al servizio di una indiscutibile sensibilità artistica. Come arrangiatore e compositore, Mazzarino sa scrivere per i suoi musicisti e creare il climax funzionale a ogni composizione, curando la densità sonora, la texture complessiva della musica per evitare omogeneità e dare una precisa definizione a ogni strumento, a ogni singolo suono.
In questo complesso progetto, che si sviluppa anche in una parte filmata in cui è coinvolto un produttore di assoluta eccellenza mondiale quale Fazioli, un tecnico del suono tra i più originali della scena attuale, un formidabile quartetto jazz e un’orchestra d’archi per la quale ha scritto un arrangiatore di statura internazionale come Paolo Silvestri, ci sono tutte le qualità di Mazzarino e la relazione con i due citati album, dei quali Piani paralleli sembra essere la sintesi e, al tempo stesso, lo sviluppo.
C’è infatti l’autore che non rinnega gli standard, ma trova una sua personale identità melodica, l’arrangiatore che affida ad altri la parte degli archi tenendo per se il lavoro sulle dinamiche del quartetto e la costruzione generale della musica, e infine il leader in grado di affidarsi a una eccezionale ritmica con cui collabora da quasi vent’anni e a un fantastico trombettista già più volte al suo fianco in passato, cioè a musicisti capaci di creare interplay e dialogo interno pur rispettando le caratteristiche dei brani, nei quali ci sono anche quell’essenzialità di tratto e quel sapiente utilizzo dei pieni vuoti sonori di cui abbiamo già scritto. Un Mazzarino “al quadrato”, per dirla come Stravinskji.
Nel dettaglio, quello che sorprende maggiormente ascoltando il disco è proprio la cura dei livelli sonori, con gli archi che possono interagire “in parallelo”, quasi contrappuntisticamente, con la musica, oppure sviluppare un descrittivismo nel quale diventano una vera e propria scenografia sonora, così come Fabrizio Bosso cura il sound e la dizione melodica con l’attenzione che è solo dei fuoriclasse, improvvisando senza mai uscire dal tema principale, dall’atmosfera della musica, dalla sintesi di ogni elemento sonoro. Nussbaum e Swallow girano sempre intorno al beat e alla melodia, entrano ed escono dalla trama musicale restando ancorati al ruolo di regia, di timone, assunto dal pianoforte e contribuendo a quel gioco cangiante di colori che è forse l’aspetto più sorprendente della musica.
Introduzioni in piano solo, duetti e trii sempre diversi, gli archi che diventano partner di molteplici situazioni, in una tessitura complessiva costantemente variata, dai molteplici echi, a tratti persino evocativa, perfetta negli equilibri, che disegna un percorso sonoro paragonabile a un viaggio nella memoria, a un racconto ricco di sfumature e di ricordi.
Musica tonale, o tonale-modale, dove la melodia diventa il centro della narrazione e le influenze sono sempre sottotraccia, come il profumo del tango in Miranda, gli echi chopiniani in Notturno, l’uso degli archi come un coro greco e i ritmi afrolatin in Due passi, il recitativo della tromba in Altrove, un brano sfuggente e lirico. La musica per film e l’afflato romantico prevalgono nel brano eponimo, il clima malinconico in Giravento, il mondo latino, ritmicamente articolato, in Vailate, l’ispirazione degli standard in Gambrinus e, infine, c’è il suo capolavoro: Piazza. Questa nuova versione del brano dedicato alla città dove Mazzarino vive (Piazza Armerina) sembra riassumere tutte le articolazioni del disco, compresi la narratività dell’esposizione melodica, a note sgranate, il dialogo con gli archi, quasi in contrappunto, le improvvisazioni controllatissime e sempre in tema. Il disco rappresenta dunque il punto di arrivo di un cammino artistico, ma anche una partenza verso nuovi progetti nei quali le qualità portate oggi a piena maturazione saranno utili nel percorrere altre strade, perché un vero artista si misura dalla sua capacità di sviluppare una costante riflessione sulla propria musica, senza rimpianti o nostalgie verso il passato e con lo sguardo nel presente, convinto che ogni nuova opera, ogni nuovo disco sarà migliore del precedente. Esattamente quello che sta facendo da quasi trent’anni Giovanni Mazzarino.
PIANIPARALLELI | LINEUP
Giovanni Mazzarino | composizione, pianoforte Steve Swallow | basso Adam Nussbaum | batteria Fabrizio Bosso | tromba, flicorno Paolo SIlvestri | arrangiamenti, direzione Accademi d'Archi Arrigoni | orchestra TRACKLIST
1. Piani Paralleli 2. Miranda 3. Giravento 4. Piazza 5. Gambrinus 6. Vailate 7. Notturno 8. Due Passi 9. Altrove |
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Ph. Paolo Galletta | graphic design Roberta Gramazio
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