Giovanni Mazzarino Music
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RECENSIONI DI DISCHI

Giovanni Mazzarino - PIANIPARALLELI
JAZZ CONVENTION

Giovanni Mazzarino - Piani Paralleli

Giovanni Mazzarino - Piani Paralleli Scritto da Flavio Caprera Jazzy Records - 2017 Giovanni Mazzarino: pianoforte, composizione Steve Swallow: basso Adam Nussbaum: batteria Fabrizio Bosso: tromba, flicorno Paolo Silvestri: arrangiamenti, direzione orchestra Accademia d'Archi Arrigoni Domenico Mason: supervisore orchestrale Piani Paralleli, registrato dal vivo presso la Sala Fazioli, vuol essere una duplice espressione del pianista siciliano: da un lato sonora, il cd, e dall'altro visiva, il film del concerto.

Tra Europa e America, tradizione e innovazione: i Piani Paralleli di Giovanni Mazzarino
MAURIZIO FRANCO
Sin dal titolo, questa importante produzione discografica di Giovanni Mazzarino, incisa in coincidenza con i suoi cinquant’anni, di cui trenta di attività jazzistica, riflette un insieme di ambiti paralleli tra loro al di fuori da una declinazione puramente legata al rapporto tra strumenti ed ensemble strumentali, che pure anima l’album. Jazz americano e Jazz europeo, tradizione e novità, composizione  e improvvisazione diventano altrettanti poli dialettici che viaggiano in parallelo nella musica del pianista e compositore siciliano, che tocca un punto alto della sua produzione, soprattutto il più maturo dal punto di vista della riflessione sulla musica, sulla “sua” musica, che negli ultimi anni lo ha visto produrre dischi in cui hanno trovato compiutezza una serie di percorsi nati nel corso degli anni novanta del secolo scorso.

In primo luogo Songs, del 2013, nel quale il songbook americano viene esplorato in modo esemplare dal punto di vista armonico, melodico e di interplay con il contrabbasso e la batteria. Poi, In Sicilia una Suite, di due anni precedente, che in quartetto viaggia attraverso la Sicilia, nei luoghi del ricordo e dell’attualità attraverso una costruzione melodica che si allontana dal mondo statunitense per avvicinarci a un paesaggio sonoro più italiano, coniugando nelle forme, nelle strutture, la canzone americana e quella nazionale in ciò che possiamo definire (e che soprattutto in Piani paralleli si presenta nella pienezza del suo significato): European Modern Mainstream, a significare la presenza della tradizione, della storia del jazz, in particolare di quello definito “moderno”, la cui estetica viene però arricchita dall’uso di materiali diversi da quelli d’oltreoceano per creare nuove suggestioni, diverse atmosfere espressive.

La stessa maturità di quelle opere la ritroviamo nel modo in cui Mazzarino suona, oggi, il pianoforte: essenziale nel tratto, con gli aspetti ornamentali che si riducono all’osso a favore di un linguaggio controllato in ogni singola nota e raffinato nel tocco, con cui realizza espressivi effetti chiaroscurali grazie a un attento uso delle dinamiche, ponendo il suo strumentiamo al servizio di una indiscutibile sensibilità artistica. Come arrangiatore e compositore, Mazzarino sa scrivere per i suoi musicisti e creare il climax funzionale a ogni composizione, curando la densità sonora, la texture complessiva della musica per evitare omogeneità e dare una precisa definizione a ogni strumento, a ogni singolo suono.
In questo complesso progetto, che si sviluppa anche in una parte filmata in cui è coinvolto un produttore di assoluta eccellenza mondiale quale Fazioli, un tecnico del suono tra i più originali della scena attuale, un formidabile quartetto jazz e un’orchestra d’archi per la quale ha scritto un arrangiatore di statura internazionale come Paolo Silvestri, ci sono tutte le qualità di Mazzarino e la relazione con i due citati album, dei quali Piani paralleli sembra essere la sintesi e, al tempo stesso, lo sviluppo.

C’è infatti l’autore che  non rinnega gli standard, ma trova una sua personale identità melodica, l’arrangiatore che affida ad altri la parte degli archi tenendo per se il lavoro sulle dinamiche del quartetto e la costruzione generale della musica, e infine il leader in grado di affidarsi a una eccezionale  ritmica con cui collabora da quasi vent’anni e a un fantastico trombettista già più volte al suo fianco in passato, cioè a musicisti capaci di creare interplay e dialogo interno pur rispettando le caratteristiche dei brani, nei quali ci sono anche quell’essenzialità di tratto e quel sapiente utilizzo dei pieni vuoti sonori di cui abbiamo già scritto.  Un Mazzarino “al quadrato”,  per dirla come Stravinskji.
Nel dettaglio, quello che sorprende maggiormente ascoltando il disco è proprio la cura dei livelli sonori, con gli archi che possono interagire “in parallelo”, quasi contrappuntisticamente, con la musica, oppure sviluppare un descrittivismo nel quale diventano una vera e propria scenografia sonora, così come Fabrizio Bosso  cura il sound e la dizione melodica con l’attenzione che è solo dei fuoriclasse, improvvisando senza mai uscire dal tema principale, dall’atmosfera della musica, dalla sintesi di ogni elemento sonoro. Nussbaum e Swallow girano sempre intorno al beat e alla melodia, entrano ed escono dalla trama musicale restando ancorati al ruolo di regia, di timone, assunto dal pianoforte e contribuendo a quel gioco cangiante di colori che è forse l’aspetto più sorprendente della musica.

Introduzioni in piano solo, duetti e trii sempre diversi, gli archi che diventano partner di molteplici situazioni, in una tessitura complessiva costantemente variata, dai molteplici echi, a tratti persino evocativa, perfetta negli equilibri, che disegna un percorso sonoro paragonabile a un viaggio nella memoria, a un racconto ricco di sfumature e di ricordi.
​
Musica tonale, o tonale-modale, dove la melodia diventa il centro della narrazione e le influenze sono sempre sottotraccia, come il profumo del tango in Miranda, gli echi chopiniani in Notturno, l’uso degli archi come un coro greco e i ritmi afrolatin in Due passi, il recitativo della tromba in Altrove, un brano sfuggente e lirico.  La musica per film e l’afflato romantico prevalgono nel brano eponimo, il clima malinconico in Giravento, il mondo latino, ritmicamente articolato, in Vailate, l’ispirazione degli standard in Gambrinus e, infine, c’è il suo capolavoro: Piazza. Questa nuova versione del brano dedicato alla città dove Mazzarino vive (Piazza Armerina) sembra riassumere tutte le articolazioni del disco, compresi la narratività dell’esposizione melodica, a note sgranate, il dialogo con gli archi, quasi in contrappunto,  le improvvisazioni controllatissime e sempre in tema. Il disco rappresenta dunque il punto di arrivo di un cammino artistico, ma anche una partenza verso nuovi progetti nei quali le qualità portate oggi a piena maturazione saranno utili nel percorrere altre strade, perché un vero artista si misura dalla sua capacità di sviluppare una costante riflessione sulla propria musica, senza rimpianti o nostalgie verso il passato e con lo sguardo nel presente, convinto che ogni nuova opera, ogni nuovo disco sarà migliore del precedente.  Esattamente quello che sta facendo da quasi trent’anni Giovanni Mazzarino.
ALL ABOUT JAZZ
​SONGS
ANGELO LEONARDI

Mazzarino - Fioravanti - Bagnoli: Songs

La formula del piano trio non è frequente nella discografia di . In venticinque anni di incisioni da leader questo è appena il terzo album: dall'ultimo lavoro Nostalgia, inciso con e , lo separano dodici anni e dal primo, I Remember Miles (con Nello Toscano e ) addirittura sedici.

JAZZ MAGAZINE
SONGS - MAZZARINO | FIORAVANTI | BAGNOLI TRIO
FLAVIO CAPRERA

Mazzarino/Fioravanti/Bagnoli - Songs

Mazzarino/Fioravanti/Bagnoli - Songs Scritto da Flavio Caprera Jazzy Record - JR0013 - 2014 Giovanni Mazzarino: pianoforte Riccardo Fioravanti: contrabbasso Stefano Bagnoli: batteria Songs è un condensato di buon jazz, passione e capacità di suonare assieme in perfetta simbiosi mentale e musicale.

A proposito di Jazz, Febbraio 2012
IN SICILIA, UNA SUITE
GERLANDO GATTO

Ecco uno degli album sicuramente più interessanti usciti negli ultimi mesi. Protagonista è il pianista e compositore siciliano Giovanni Mazzarino che nell’occasione suona con Max Ionata al sax, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Nicola Angelucci alle percussioni. Il CD reca nel titolo la parola “suite” che mai come questa volta viene usata a proposito: i quindici pezzi (di cui ben 14 scritti dallo stesso Mazzarino) sono dedicati ad altrettante località relative alla Sicilia, partendo da Muorica per arrivare a Scoglitti, passando attraverso località ben note come Ibla, Milo, Ganzirri, Noto, Taormina. Come spesso mi capita di dire, recensendo un disco norvegese, che ben difficilmente si capirà quel tipo di musica se non si conosce l’ambiente in cui la stessa viene creata, altrettanto si può dire di questa “In Sicilia una suite”: ben difficilmente si riuscirà a capire quanto Mazzarino sia stato straordinario nel trasporre in musica gli umori, i sapori, i colori della sua terra se non la si conosce bene. Un’operazione in cui Mazzarino è riuscito a trasfondere tutto il suo sapere musicale, frutto di anni di intenso studio e di attento ascolto di quanto nel frattempo accaduto. Comunque, al di là della conoscenza diretta, resta la realtà di una musica raffinata, elegante, di rara espressività che Giovanni dedica con sincero amore alla sua terra, quella terra da cui non riesce a staccarsi nonostante sul Continente possa , probabilmente, trovare migliori occasioni. Ovviamente alla bella riuscita dell’album hanno contribuito, in modo non secondario, i compagni di viaggio: personale come sempre Max Ionata, preciso e trascinante Rosario Bonaccorso (autore, tra l’altro, dell’unico brano non firmato da Mazzarino, “Rosa di Ionia”) del tutto aderente al discorso generale il drumming di Angelucci.

Gerlando Gatto ​
amadeus
UN MAGNIFICO QUARTETTO​
Franco Fayenz
 
Ci sono dischi che si impongono all’attenzione come oggetti di singolare bellezza, e questo è uno. Naturalmente è necessario che sia bella anche la musica, ma qui non c’è problema. I componenti del magnifico quartetto sono Giovanni Mazzarino pianoforte, nato a Messina e residente a Piazza Armerina (uno dei nostri musicisti più sottovalutati, per essere chiari), Max Ionata sassofoni, Rosario Bonaccorso contrabbasso, Nicola Angelucci percussioni. Vanno aggiunti Pino Ninfa fotografo e Fabio Tizza autore del progetto grafico che si ammirano de visu. Pino Ninfa da Catania, milanese di adozione, ha corredato il cd di una serie di immagini stupende che sono atti d’amore per la sua terra di origine, e bene lo capisce chi si trova nella sua stessa situazione. I brani sono 15 (li chiamerei piuttosto movimenti, episodi). Ciascuno inizia subito dopo la conclusione dell’altro, credo per accentuare la forma della suite. Ma sono sufficienti la coerenza formale e l’essenza spirituale che li lega.

Franco Fayenz per Amadeus
ALL ABOUT JAZZ SETTEMBRE 2013
IN SICILIA , UNA SUITE
FRANCESCO MARTINELLI
There's something very appealing for me in Giovanni Mazzarino's piano style, as well as his way of thinking. Hailing from Sicily— whose greatness in history and culture is equal only to the amount of problems it finds itself up against—like his famous namesake, the scheming Cardinal, the schemes he's scheming and the dreams he's dreaming seems always related to enrich the cultural life of his island.

A recent tour in Latin America with some the musicians included in this CD certainly left a mark in the creation of this suite, a little à la Duke Ellington; each track fits into the other in order to create a bigger picture, looking from a new vantage point to the history of jazz and its connections with Latin rhythms and styles, not as commercial fads but like progressive explorations of common roots. Sicily—with its Arabic, Spanish and Norman past is resonant with these same echoes. Mostly originals, the pieces build a "Latin American suite" of sorts, or if you want a gallery of impressions of the sounds, timbres, and colors from the countries visited, distilled in a series of powerfully evocative pieces. The gallery of portraits revolves around a central axis created by a medley of Beatriz by Edu Lobo and of the nuevo tango Oblivion by Astor Piazzolla. Mazzarino penned the project and most of the themes, but the album allows the listener to fully appreciate his sidemen, or rather collaborators, who are the key to a successful project. On bass and drums respectively, the trusted Riccardo Fioravanti and Stefano Bagnoli, a solid rhythm team that has been regularly working with Mazzarino for some time now, are firmly situated on the leader's wavelength; they keep straight and clean the track for this circumnavigation, with appropriate compact solos when requested, but above all they attain that deceptively easy simplicity of the great rhythm sections, with accents placed where they can propel the group without cluttering its sound. A good example are their variations on Una Noche a Medellin, for these ears one of the best tracks of the album.

Francesco Cafiso is negotiating maybe the most difficult turn of his incredibly successful career, based on a very rare musical talent. He's entering maturity as musician and as person. Listeners who are familiar with his earlier productions will find a changed musician: he manages to put his talents fully at the service of the project with finely shaded flute passages, and with alto workouts that seem to carry on what Charlie Parkerstarted in some of his Latin-oriented recordings (Sly Mongoose) through Phil Woods and Sonny Stitt, towards Eric Dolphy and Ornette Coleman. This is my favorite among his records to date.


Dino Rubino (check out his Cd"Zenzi," certainly one of the best albums of 2012 for Italian jazz) is yet another product of the unbelievable Sicilian breeding ground. Equally adept on piano and trumpet/flugelhorn, he's employed here only as a wind soloist, with a dreamy and nocturnal sound, and a flowing melodic inspiration, as confirmed by his original tune, the yearning Pablo; but when needed he's bright and energetic.

Percussionist Mimmo Cafiero is a precious resource for Italian jazz and finding him again here is a great pleasure, since his fidelity to Palermo where he operates an important jazz school maybe removes him from the center of things. Latin American music has always been among his many passions, not only musical (he's an excellent photographer), and his contribution is especially relevant to the realization of the overall sound. Mazzarino is nearly not enough appreciated for his talents—maybe this CD will begin and redress the situation.
Track Listing: Cansado; Descanso; La vida y la muerte bailan con la cerveza en la mano; 4. Fiesta, vida y suerte; Beatriz (Lobo)/Oblivion (Piazzolla); Pablo (Rubino); Me hace el favor… Pues; Laguna de la Cocha; Retrato; Una noche a Medellin; Besame mucho.
Personnel: Giovanni Mazzariono: piano; Francesco Cafiso: sax, flute; Dino Rubino: trumpet; Riccardo Fioravanti: bass; Stefano Bagnoli: drums; Mimmo Cafiero: percussion.
Title: Retrato | Year Released: 2013 | Record Label: Jazzy Records

Giovanni Mazzarino Latin Sextet: Retrato

Giovanni Mazzarino Latin Sextet: Retrato by Francesco Martinelli, published on September 26, 2013. Find thousands reviews at All About Jazz!

Musica Jazz, Febbraio 2012
IN SICILIA , UNA SUITE
BRUNO SCHIOZZI
Anche nel titolo il Cd rivela pregio e raffinatezza, almeno quanto la soffusa consonanza dei quindici temi che scorrono e che attestano,tra l'altro,la pertinenza della parola SUITE. Quindici pennellate di notevole creatività su una tela che esprime sì unità ma anche suggestiva varietà. Ed esprime in più tanto estemporaneo feeling jazzistico. Se si eccettua il velocissimo I Ceri e i Devoti, il programma sembra fluire secondo un garbo naturale, beneficiando di un arguto, fantasioso mélange di vari ascendenti (frutto di un'attenta cultura musicale) e di una densa, vibrante, implicita intensità espressiva.Il tutto sotto l'occhio vigile e la partecipazione davvero ammirevole di Mazzarino, che si distingue anche sul piano compositivo firmando l'intero repertorio con l'unica eccezione di Rosa di Ionia,brano di Bonaccorso. Con tratto sicuro, l'estro e la personalità dell'ormai affermato Ionata e la precisa coerenza stilistica di Bonaccorso e di Angelucci offrono un contributo essenziale.

Bruno Schiozzi per Musica Jazz
 
JAZZIT, NOVEMBRE 2011
IN SICILIA , UNA SUITE
LUCIANO VANNI

La Sicilia, con i suoi profumi, i suoi contrasti, i suoi riti e i suoi paesaggi viene celebrata da Giovanni Mazzarino attraverso una lunga suite composta da quindici movimenti intitolati a località o a simboli della regione. ispirata da orizzonti e luoghi che il pianista ha vissuto, visitato e conosciuto in profondità, nasce una splendida colonna sonora ricca d contrapposizioni, tra la possente e coltraniana Stromboli e la delicata ballad Marzamemi tra la funkeggiante Rosa di Ionia e la dolce Piazza. Per descrivere le tante anime della Sicilia, Giovanni Mazzarino sceglie di adottare tempi composti o dispari come il 5/4 nascosto di Muorica (Modica, in dialetto), sui cui Max Ionata costruisce uno splendido assolo sui turnaround, il 5/4 di Milo, il 6/8 di Stromboli e il 7/4 di I ceri e i Devoti. Il tutto senza perdere in eleganza o in fluidità. Ottimo il booklet fotografico a firma di Pino Ninfa.

Luciano Vanni per Jazzit
JAZZ COLOURS, 2011
IN SICILIA, UNA SUITE
​ANTONIO TERZO
Quella di Giovanni Mazzarino è una scrittura che muove dall’anima, pervasa da un lirismo molto evansiano, perfettamente calato nel contesto dei chiaro-scuri della sua Sicilia. In questo lavoro il pianista peloritano ricorre ad un’articolata suite per fotografare in musica scorci ed atmosfere di alcune incantevoli località siciliane, chiamando a sé l'oriundo corregionale Rosario Bonaccorso al contrabbasso, Nicola Angelucci alla batteria e Max Ionata ai sax. Le riflessive esposizioni del piano, spesso solitarie, mettono a nudo il pianista siciliano, la sua musica, il suo intimo rapporto con lo strumento. Ma i temi si accavallano e fondono l'uno nell'altro, mescolandosi allo scenario aperto e cangiante dell’Isola e passando dai compositi tempi dispari di Muorica e Milo (una danza di raffinata leggerezza vestita da 5/4), alla malinconia di Marzamemi, sulle spazzole di Angelucci, e Scicli, una progressione discendente con felice copertura ritmica della coppia Angelucci-Bonaccorso ed uno splendido gioco di bassi di piano sotto l'intervento solistico di Ionata. Stromboli erompe dai tamburi di Angelucci e un rovente pedale di Banoccorso, su cui il tenore si erge prima fiero per l'arabeggiante tema e poi interlocutorio sul contrabbasso: un furore selvaggio che per contrasto si sopisce sulle note del piano in un rasserenante swing, lento moto ondoso dell'imperturbabile mare. Il brano più sfrecciante, i Ceri e i Devoti, rievoca la festa della patrona di Catania, Sant’Agata, venerata fra i ceri votivi delle corporazioni, quasi in concorrenza tra loro, ed il credo popolare dei devoti. Se il tenore caratterizza la drammaticità — a parte in Noto — il soprano invece si libra sui temi più amabili, come Ganzirri, con persuasivo monologo del contrabbasso, o la già citata Milo, con l'unica eccezione di Piazza, pura poesia in musica che Mazzarino dedica alla cittadina che lo praticamente adottato, Piazza Armerina: eseguita prima in piano solo, poi in trio ed infine con l'inserimento molto sentito del soprano, penetra la sensibilità dell'ascoltatore. Particolare è pure Morgantina, un capolavoro di amnonia, mentre Scoglitti chiude in solo piano l’album, sugli echi di alcuni canti popolari. Ii libretto è un prezioso albumino fotografico di Pino Ninfa, con immagini dei luoghi per cui passa "ln Sicilia una Suite".

Antonio Terzo per JazzColours

jazzitalia, 2011
IN SICILIA, UNA SUITE
FRANCESCO MARTINELLI
Giovanni Mazzarino, è stato già notato, non gode della considerazione che dovrebbe avere come uno dei nostri maggiori pianisti. Purtroppo nel jazz – come nelle altre arti – a volte la notorietà è inversamente proporzionale alla qualità della proposta musicale, e Mazzarino oltre ad essere schivo di carattere è anche profondamente legato alla sua Sicilia, lontano in qualche modo da tutti i centri dell'informazione e dell'industria musicale. Ma fate il suo nome a qualche musicista che ha avuto il privilegio di suonare con lui – a me è capitato in Turchia, dove Giovanni ha tenuto parecchie residenze all'Istanbul Jazz Center di Ortakoy – e non riceverete altro che lodi, complimenti ed espressioni di meraviglia. Conoscitore del pianoforte classico e della tradizione jazz, raffinato e solido accompagnatore di vocalist – impressionante la lista delle sue collaborazioni - uomo dalla conversazione ricca e interessante, si infervora parlando della difesa e della valorizzazione delle tradizioni culturali siciliane e soprattutto di Piazza Armerina – uno dei più importanti centri archeologici del Mediterraneo – dove da tempo sviluppa e dirige un progetto estivo ad ampio raggio, Piazzajazz, che sperabilmente culminerà con eventi dedicati alla riapertura – dopo restauro e nuovi scavi - della celebre Villa Romana del Casale.
Questa sua ultima fatica da leader si inserisce a pieno titolo in questo "lavoro culturale": una suite dedicata a colori e profumi dell'isola, sintetizzata dalla frase di Goethe che non si può che sottoscrivere: "L'Italia, senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell'anima. Qui è la chiave di tutto". Non sono necessari commenti in rapporto alla temperie di violenta ignoranza in cui viviamo.

La produzione è preziosa: oltre al lavoro di studio di Stefano Amerio e del suo Artesuono, ormai una firma di garanzia a livello europeo e mondiale, il Cd è accompagnato da un libretto di foto di Pino Ninfa dedicate alla Sicilia e ai musicisti. Malgrado il piccolo formato la qualità della riproduzione e la forza delle immagini sono tali da indurre l'ascoltatore a riprendere in mano il libretto, assaporando le foto in rapporto alla musica e situandole nella cartina inserita – una geografia dell'anima con solide basi concrete, che porta in luoghi celebri e in altri sconosciuti. E' davvero un caso in cui limitarsi ad ascoltare in cuffia degli appiattiti mp3 priva dell'esperienza vera del progetto... Per realizzare quest'idea Mazzarino ha riunito una delle formazioni più classiche del jazz post 1960, il quartetto con sax, invitando Rosario Bonaccorso al basso, uno dei più apprezzati bassisti italiani per la grande esperienza e la capacità di propellere tutto il gruppo, che qui si conferma ai massimi livelli; il giovane ma già autorevole batterista abruzzese Nicola Angelucci, e il sassofonista Max Ionata, che negli ultimi anni ha vertiginosamente accresciuto maturità e ricchezza espressiva.
 
Tutti segnali della passione con cui è stato realizzato il disco, ma il cuore di tutto alla fine sono la musica e le idee di Mazzarino: anche se amplissimo è lo spazio lasciato agli altri musicisti – infatti non si tratta affatto di un pianoforte "accompagnato" da altri ma di un sound collettivo - tutto è alla fine profondamente suo, nutrito dall'ampiezza dei suoi riferimenti. Non si pensi a un disco elegiaco, irenico: come nella storia della terra cui è dedicata in questa musica ci sono fratture, dramma e grido – particolarmente espressivo il sax di Ionata in diversi passaggi – che si accompagnano a melodie colorate dall'amore per il jazz, per la tradizione europea del pianoforte e per le tradizioni musicali siciliane, cui si fa riferimento in maniera non Oleografica. Le risorse del gruppo sono sfruttate con intelligente duttilità, e passaggi arrangiati in modo sorprendente si alternano a improvvisazioni collettive di grande impatto o quiete meditazioni solistiche, e nessun brano obbedisce a regole "standard" di durata o struttura dettate da considerazioni esterne: si va dai due minuti di Taormina, con il brillante pianismo dell'introduzione e il nervoso tema, ai nove dell'esplosivo Stromboli, con la crescente tensione generata da sax, basso e batteria, cui segue Marzamemi, reso ancora più efficace dal drammatico cambio di atmosfera: un arpeggio pianistico colorato da uno svolazzo arabescato che introduce una sinuosa melodia impreziosita dal timbro brunito di Ionata, sviluppandosi poi in passaggi dall'elastico swing. Non a caso al centro dell'album sta Piazza, una meditazione sospesa e incantata, notturna ed evocativa come la foto di copertina dell'album: il brano in qualche modo raccoglie e sintetizza gli umori di tutto il lavoro, mettendo in evidenza l'originale pianismo del leader, le contromelodie di Bonaccorso, la misura di Angelucci e ancora Ionata, questa volta in una vocale predicazione al soprano.

Ma il lettore è caldamente invitato a raccogliere direttamente le proprie impressioni seguendo in prima persona passo passo questo viaggio in Sicilia con la guida d'eccezione di Giovanni Mazzarino.

Francesco Martinelli per Jazzitalia
JAZZ CONVENTION
IN SICILIA, UNA SUITE
VINCENZO ALONZO
La nuova opera di Giovanni Mazzarino risalta subito agli occhi perché contornata da una veste grafica che riflette tutta la cura per i dettagli e la ricerca stilistica sulla quale si fondano queste musiche. A fare da contraltare ai brani, infatti, è presente all'interno del disco un vero e proprio booklet fotografico ad opera di Pino Ninfa, nel quale ritroviamo, in un prezioso bianco e nero, tutta la Sicilia evocata dal titolo dell'opera: il mare, le passeggiate, i dettagli domestici e gli scorci cittadini, quotidiani e non. Il punto di forza del disco è la scrittura dei brani, alcuni di stampo prettamente pianistico, altri più variamente declinati, ma sempre costruiti con una particolare attenzione alla melodia, di orientamento spiccatamente europeo/classico.
Ogni composizione porta il nome di una località siciliana, in un itinerario musicale che alterna chiari e scuri, momenti di tensione e momenti più riflessivi, accomunati invero da una raffinata propensione alla cantabilità scevra da intellettualismi armonici che risulterebbero fuori luogo in un contesto del genere. Dunque una musica strettamente aderente alla concezione tonale della scrittura e dell'improvvisazione, nella quale le due parti hanno lo stesso peso. Mazzarino si dimostra ancora una volta pianista raffinato e dotato di una dizione limpidissima, terrena, una voce misurata, melodicamente piena, sorretto dal discreto e magistrale pulsare del contrabbasso di Rosario Bonaccorso e dal variegato drumming di Nicola Angelucci. Ma la parte del leone è interpretata impavidamente dal sax (tenore e soprano) di Max Ionata, protagonista di una prestazione magistrale, costante in tutti i brani; le sue linee melodiche sono fluide e suonano benissimo anche nei passaggi più ardui proposti da Mazzarino, sviluppando idee complesse come fossero semplicissime. I modelli a monte di queste esecuzioni sono sicuramente i grandi pianisti della tradizione jazzistica (vengono in mente Bill Evans e il Michel Petrucciani più drammatico), ma forte è l'influsso mediterraneo nelle scale (Marzamemi) e nella voglia di "suonare italiano". L'incedere della tracklist è relativamente omogeneo e il tono generale del disco è piano e armonioso, trovando i soli momenti di concitazione in Stromboli e Taormina, e la sintesi di tutte le emozioni proposte in Piazza. Un'opera di pregio che ben si iscrive nel panorama italiano e che lascia nelle orecchie un raro sapore meridionale, come quello forte delle sarde o del Nero D'Avola.

Vincenzo Alonzo per Jazz Convention
LINKIESTA, 2011
IN SICILIA, UNA SUITE
MASSIMO NUNZI
Sono sconcertato quando mi rendo conto dell'enorme numero di grandi artisti che sfuggono all'interesse del pubblico, perché per natura sono restii ad assumere atteggiamenti esibizionistici e "sopra le righe". Giovanni Mazzarino è uno di loro.
Un profondo conoscitore del pianoforte, sia nella sua forma Classica che in quella Jazzistica, Mazzarino rifugge agli eccessi esteriori che oggi sembrano essere la "conditio sine qua non" per accendere l'interesse dei Media. Un vago sentore di "finto" circonda molti di questi "personaggi"... Mazzarino è così come lo senti...Non si maschera, non si descrive, non si "atteggia",è, semplicemente. E', su tutto ed in profondità, un amante della sua Sicilia, che conosce nella sua essenza e che tratteggia con grazia e forza. Giovanni, in questo bel lavoro discografico che ha intitolato "In Sicilia, una Suite", sancisce e certifica una avvenuta maturità. L'uomo-musicista , riflette questa sua maturità nell'equilibrio e nella sobrietà del suo lavoro che si avvale del preziosissimo apporto di Maestri italiani come Max Ionata, Nicola Angelucci e Rosario Bonaccorso.Mazzarino ha chiamato tre fini cesellatori ad intarsiare il suo finissimo lavoro compositivo, che affonda le sue radici e coglie le essenze in quella Sicilia misteriosa e "santa" che solo lui conosce. I brani sono quindici sketch descrittivi di un luogo che, più di altri, è un'esperienza dell'Anima. Pino Ninfa, il grandissimo fotografo, ha raccolto e testimoniato il suo passaggio nell'Isola, ed è l'ideale sponda visuale al Suono che Giovanni ha creato.

Massimo Nunzi per Linkiesta

All About Jazz, 2011
IN SICILIA, UNA SUITE
​ANGELO LEONARDI

Intime e radiose melodie si confrontano con fotografie notturne di drammatica profondità, nel progetto disco-grafico di Giovanni Mazzarino dedicato alla sua regione.
Il primo aspetto è curato dal pianista in collaborazione con Max Ionata ai sassofoni, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria, il secondo è prerogativa di Pino Ninfa. In Francia Guy Le Querrec, il grande fotografo dell'agenzia Magnum, ha già partecipato da protagonista all'editing di qualche Cd (documentando ad es. il tour di Michel Portal o quello africano di Romano, Sclavis e Texier) ma in Italia credo sia la prima volta che accade in un album. Qui l'oggetto d'ispirazione è la Sicilia, con alcune sue straordinarie località, più o meno note. Il linguaggio musicale e fotografico si compenetrano ed il risultato è encomiabile da entrambi i punti di vista. Si può dire che rappresenta, trasfigurato dalla sensibilità degli artisti coinvolti, i due volti della regione, con le sue luci e le sue ombre.
Giovanni Mazzarino ha realizzato una delle sue opere più intense e coerenti. Erano anni che non pubblicava un lavoro discografico e questa suite raffigura al meglio le sue doti di compositore e di solista. Come abbiamo detto, gran parte dei brani si caratterizzano per viva cantabilità e la musica si snoda lungo un arco narrativo carico di suggestioni, con pezzi d'atmosfera e melodie dalle tinte radiose.
Il merito va certamente condiviso con i partner: il timbro Max Ionata al tenore è tra i più belli in circolazione, Nicola Angelucci è un drummer impeccabile mentre la classe di Rosario Bonaccorso non ha bisogno di ulteriori commenti. Mazzarino guida il lavoro dei partner al piano, con eleganza e riflessiva profondità.
Le venti e più foto in bianco e nero di Pino Ninfa sono suggestive: abbiamo apprezzato in particolare quella su Ortigia, il selciato umido di Piazza Armerina ed il mare, singolarmente increspato, di Scoglitti.

Angelo Leonardi per All About Jazz Italia

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Jazz @Roma
RETRATO - giovanni mazzarino latin sextet
Maurizio Alvino
Parliamo di Retrato, il disco uscito in allegato a Musica Jazz di maggio e registrato a fine dicembre 2012 dal Giovanni Mazzarino Latin Sextet. Parliamo di musica, ma il titolo suggerisce che la musica sia un punto di partenza verso altri luoghi, dell’arte come dello spazio. Un viaggio nell’America del Sud, nelle sue fascinose melodie, ed un ritratto. Il ritratto di cosa, o di chi? Giovanni Mazzarino è uno di quei pianisti che fondano la loro espressione musicale sui colori, ancor prima che sulle linee. I colori dell’armonia e del ritmo, le linee della melodia e della cantabilità. E ascoltando i brani del disco (otto a firma dello stesso Mazzarino, uno a firma di Dino Rubino e tre presi dalla storia della musica sudamericana), troviamo colori e linee sapientemente miscelati. A partire da Cansado, un tema in piano solo che lascia presagire un clima drammatico per poi virare invece su un tempo medio sul quale vanno ad innestarsi gli scambi tra il piano di Mazzarino ed il sax contralto di Francesco Cafiso, che interpretano i loro rispettivi assoli in un alternarsi delizioso tra i due strumenti. È poi la volta di Cafiso, sul tema finale, di riprendere quel tema drammatico per poi chiudere il brano. Descanso, la traccia numero due, dichiara da subito i suoi intenti sambeggianti, con il sax di Cafiso ed il flicorno di Dino Rubino a disegnare avvincenti volute melodiche, ben accompagnati da Mazzarino e dalla ritmica. Nel terzo brano, La vida y la muerte bailan con la cerveza en la mano, una struggente rumba dal sapore antico, abbiamo la sorpresa di ascoltare Francesco Cafiso al flauto, strumento che sembra rendere il musicista più libero di esplorare sentieri nuovi e densi di particolare emozione. Bello ed essenziale l’apporto di Dino Rubino, il trombettista/pianista (qui nella veste di trombettista e flicornista) che firma, tra l’altro, la traccia Pablo. Il lavoro discografico comprende anche i brani Beatriz (Edu Lobo), Oblivion (Astor Piazzolla) e Besame mucho (Consuelo Velasquez), quest’ultimo eseguito con particolare ispirazione da Mazzarino, in chiusura di disco. Ritratto di cosa, o di chi, dunque? Di una idea, probabilmente, della idea che questi musicisti si sono fatti di un mondo così lontano geograficamente eppure così vicino al nostro modo di essere. Un mondo dalle mille contraddizioni, che viene visitato con rispetto filologico ma anche con la voglia di mettersi in gioco, di dire la propria e di contribuire alla diffusione di una musica e di una cultura che tanto hanno dato (e danno ancora oggi) alla Musica tout court. Un ritratto bello e intrigante, che non può mancare nella vostra collezione di quadri. Volevo dire dischi. 
jazzitalia
light - the giovanni mazzarino quintet
alceste ayroldi
Relaxing at the club. Dal primo ascolto ciò che trasmette questo elegante e calibrato lavoro è misurata tranquillità. Calma solo apparente, soprattutto dettata dalle intuizioni pianistiche di Giovanni Mazzarino, sempre attento alle strutture ed alla circolarità del montaggio. In tale opera ben adiuvato dalle scolpite linee di Panascia, limpidamente accademico anche negli assolo, e dalle dinamiche oculatamente aperte, a tratti sussurrate, di Nussbaum.
Le coordinate stilistiche di Mazzarino emergono con prepotenza. Il suo approccio tradizionale fa si che le note arrivino sempre in tempo, proprio quando te le aspetti; i commenti improvvisativi guardano all'atmosfera e non agli stacchi. Il pianista siciliano è animato da un buon flusso di idee ed è costante la sua cifra autoriale che, brano dopo brano, appare sempre più marcata.
Si uniformano all'impianto complessivo le corde di Giuseppe Mirabella che dà buona prova di se soprattutto in London e Feet First, per autorevolezza e sapiente controllo dei robusti assoli. Un registro diverso utilizza il giovane Dino Rubino, poligamo strumentista che abitualmente si alterna al pianoforte ed alla tromba, qui impegnato solo all'aerofono. Il solista compatta suoni acuti, a volte acidi ed obliqui (Light, Mother), giungendo come un caterpillar in un campo di margherite, con effetti opportunamente devastanti sull'impasto sonoro. Marchia, invece, diversamente il territorio, con aloni gentili ed abbracciando il volere di Mazzarino, in Retrato, per esempio.
Nove brani in tutto, di cui sette dimostrano come il leader sia anche un efficace scrittore di musica, e due presi in prestito: Feet First di Steve Swallow e Never Let Me Go di Roy Evans e Jay Livingston, quest'ultimo giusta chiosa pervasa di blue, così come ne è intriso l'intero album.
SUONO
The Cyclone

Cristina Palesi
È reduce dai clamorosi apprezzamenti della critica per la precedente attività, tanto che il pianista siciliano ha vinto il “poll” 2002 della rivista specializzata Musica Jazz come migliore nuovo talento. (Anche se il fatto che abbia quarant’anni suonati, che abbia firmato quasi una ventina di album, che abbia suonato su e giù per l’Europa e più in là, la dice lunga sull’attendibilità delle risposte dei colleghi alle domande del giornale milanese). E Mazzarino si conferma sicuro nei tre ruoli che è chiamato a ricoprire in questa nuova uscita, ovvero quelli di pianista, di compositore e di leader. Alla tastiera è equilibrato e sobrio, sulla scia dei grandi accompagnatori più che degli scintillanti solisti, preferisce le morbidezze e i contrappunti e non disdegna quelle nuance sensibili e toccanti di cui è stato maestro indiscusso Bill Evans. Come autore di sette dei nove brani (gli altri portano le firme di Tom Harrell e George Robert) sa definire un quadro melodico che incede narrativamente in maniera equilibrata, quasi cantabile, prendendo del prediletto hard bop gli spunti più morbidi e le impennate meno taglienti. Infine ottimo l’interplay con i partner, che sono autentici decoratori d’alta scuola della creatività di Mazzarino, in particolare l’ingegnoso Fabrizio Bosso e il batterista Stefano Senni.
JAZZITALIA
BEAUTIFUL CHILD
PAOLO PIANGIARELLI
Ho conosciuto Giovanni Mazzarino in occasione della session di Gianni Basso nota come "Italian Balladeur" (Philology W156), dove il nostro si faceva apprezzare per un pianismo swingante e rilassato, influenzato più dai giganti della tradizione (Teddy Wilson, Tommy Flanagan) che da quelli del "dopo Coltrane" (McCoy Tyner, Chick Corea).
Ho approfondito la sua conoscenza quando ho prodotto il superbo "Giovanni Mazzarini plays Ballads" (Philology W166), per il quale nelle liner notes ho azzardato il richiamo ad un album mitico di John Coltrane, "Ballads" (Impulse 32). Lì, accanto al riferimento stilistico di un "balladeur supreme" come Tommy Flanagan, si affacciava con decisione l'interesse di Giovanni per altri due mirabili maestri come Bill Evans, nei soli fortemente interiorizzati, assolutamente non spettacolari, e Herbie Hancock, nel comping secco, parsimonioso, essenziale e solido, roccioso addirittura.
Poi l'ho visto accompagnare con il suo quartetto regolare (quello presente in questo CD) il grande vocalista americano Mark Murphy in un indimenticabile concerto al Teatro Lauro Rossi di Macerata e, subito dopo, la struggente tromba di Tom Harrell all'Università di Ingegneria in Ancona e ho avuto definitiva conferma non solo dell'esattezza delle nobili ascendenze stilistiche da me sopra enunciate ma anche della sana, umile ma fiera, grandezza di Giovanni e dei suoi splendidi compagni.
Questo "live" da uno dei Club più longevi e conosciuti d'Italia, l'Art Blakey di Busto Arsizio, presenta un quartetto in forma smagliante, con un Francesco Bearzatti che si pone decisamente in linea con i grandi sax tenori della tradizione italiana (Maurizio Giammarco, Emanuele Cisi, Pietro Tonolo e le due giovani, sorprendenti "new entries", Massimiliano Ionata e Daniele Scannapieco). Il repertorio è intelligente e vario spaziando da due originals del pianista, tra cui il bellissimo "Beautiful Child" che dà il titolo all'album, al capolavoro di Tom Harrell "Moon Alley", oramai un classico, dall'insolita, gustosissima versione di "Battle hymn of the republic" allo smagliante arrangiamento (di Benny Green) di "Soon" di George Gershwin. Il calore del folto pubblico dell'Art Blakey ha sicuramente spronato i musicisti a costruire un'opera magistrale, poetica, matura, assolutamente non effimera.

Paolo Piangiarelli


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